“Gli spiriti del Salento: il nostro distillato”








È buio, il suono diviene paesaggio. I suoni industriali creano proiezioni immaginarie di un tempo passato, in cui mani sapienti lavoravano, chiudendo enormi portoni dietro le spalle.
La Distilleria è come un castello, alte mura, nessuno può entrare escluso chi vi lavora, ovunque cartelli, divieti, moniti e consigli…





Tutto prosegue fino al suono della sirena, la giornata è finita.

La distilleria sembrava inviolabile, ma mai troppo inviolabile per i ragazzini di allora…

La vita è un continuo equilibrio, anche qui in Distilleria.
Sono in equilibrio le ore, i pensieri, gli alambicchi, le pietre…





Le donne di San Cesario aspettano impazientemente tutto l’anno per andare a vendemmiare e guadagnare quei pochi centesimi…
E come dicono i Cantori della Giurdana:
Le chiamanne Bocca de Rosa, mintinne l’amore, mintinne l’amore…
Le chiamanne Bocca de Rosa, mintinne l’Amore subbra ogni ccosa…
Ci vanno tutte, madri, ragazze e persino le classiche ‘bocca di rosa’ da paese agricolo. Son loro naturalmente a guidare il coro di oscenità a cui durante la vendemmia si abbandonano inspiegabilmente tutte quante: taciturne, pudiche e addirittura bigotte.






Quanto lavoro, quanta dedizione… tutto alla ricerca di un pochino di fortuna, alla ricerca di qualcosa che cambi la vita… alla ricerca dell’Acchiatura.
E quanto lavoro… le donne di San Cesario lo sanno… mia nonna lo sa benissimo!
















E poi cos’è successo? Perché tutto si è fermato?
All’improvviso tutto è silenzio, la distilleria tace, nessuno entra, neanche i bambini si intrufolano a mangiar carrube fino a stare male… tutto si perde, in una sorta di stallo tra vita e morte.
La distilleria oggi, però non è più chiusa, la Distilleria è tornata ad essere di tutti… di tutti coloro che l’hanno amata e che imparano ad amarla… la distilleria è anche un po’ nostra.





