Che dire… mi viene in mente una citazione di Etty Hillesum ( Lettere 1942 -1943 )
“Bisogna vivere se stessi come un popolo intero”, trovo che sia una sintesi che rende merito a questa esperienza.
Abbiamo cercato di creare un sentiero che permettesse ai sentieri percorsi da ognuno di potersi incrociare, influenzare, contaminare. Abbiamo ripercorso antiche strade, fatte di racconti, di storie, di miti, dandogli senso, riattualizzandole al fine di crearne di nuove.
Abbiamo ascoltato muri e campane, voci e sguardi, abbiamo dato importanza alle transizioni, alle sfumature cogliendone il valore. Ci siamo confrontati sulla storia recente e passata, sulle narrazioni, sui linguaggi, sulle note, ci siamo messi a nudo nella scrittura, nel canto, nella danza, fidandoci gli uni degli altri, ci siamo raccontati narrando allo stesso tempo una storia della terra che ci accoglieva in quel momento.
Ci siamo nutriti di testimonianze fatte di coraggio, di sacrificio, di passione, di umanità. Storie importanti che restituiscono dignità, valore e nello stesso tempo testimoniano di una comunità che non soccombe, di persone che lottano e credono nella dignità del lavoro, delle persone, nella equità sociale, nella democrazia.
E alla fine ci siamo ritrovati, diversi da quando siamo arrivati, a bere insieme sentendoci comunità nella comunità dove i confini diventavano labili, riconoscendoci parte di un qualcosa di più grande mentre cresceva un sentimento di gratitudine e malinconia.















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